Mezzo secolo: 50 anni sono passati dal 16 maggio 1968 quando, grazie alla richiesta fatta al Consiglio nazionale da 33 professionisti del Novarese, è nato l’Ordine degli architetti della provincia di Novara. Da quel giorno tanta strada è stata fatta e si sono susseguiti cambiamenti, a partire dal nome dell’ente che è arrivato a comprendere il Verbano Cusio Ossola. Oggi l’Ordine raccoglie le varie «anime» della professione ponendo una distinzione a livello di competenze specialistiche: architetti pianificatori, paesaggisti e conservatori. Cinquant’anni si fanno sentire anche per il grande cambiamento che la professione ha vissuto e sta vivendo: il modo di «fare l’architetto» negli Anni Settanta è ben diverso dall’attuale, il passato e il futuro si fondono e a volte si contraddicono, a metà strada tra il bilancio di ciò che è stato e il desiderio di quello che si vorrebbe fosse.
L’Ordine professionale e la professione devono necessariamente divenire «qualcos’altro». Pur lontani dalle logiche del corporativismo, la sfida è dedicarsi a sostegno della qualità architettonica e progettuale. L’architettura è espressione culturale dell’identità storica di un Paese, fondata su valori etici ed estetici che ne formano la qualità; è un interesse pubblico nonché un patrimonio da tutelare.
I cinquant’anni trascorsi evidenziano quanto siano necessari – oggi ancora più di allora – un rinnovamento radicale e un salto culturale che portino a essere interpreti e ideatori della società contemporanea. Gli Ordini vengono considerati da molti come un atto formale dovuto, ciò che serve per «firmare». Invece vanno pensati come possibilità di fare rete, una struttura di condivisione che, accanto ai propri compiti istituzionali e deontologici, possa essere ampliata per divenire base di una professione moderna. Bisogna sempre più sposare i processi della società odierna, che chiede maggiore apertura all’esterno, scambi, comunicazione, partecipazione e modelli di organizzazione del lavoro non più legati alle singole realtà degli studi. E’ necessario il «salto», ovvero rinnovare l’organizzazione professionale per rispondere alla crisi di immagine della figura dell’architetto e alle sue difficoltà oggettive per non perdere di vista i principi della qualità progettuale. La necessità di identificare una nuova figura professionale, o meglio diverse figure professionali, è un problema della collettività. La qualifica della formazione e il fare rete aiutano ad affrontare le difficoltà per inserirsi o restare nel mondo del lavoro. Ecco qual è l’ambizioso impegno che gli Ordini devono affrontare oggi. E non possono certo risolverlo da soli, ma cercare di contribuire ad affrontarlo insieme ai loro iscritti. Il compito si concretizza nel creare una presenza e voce fattiva nella società, attraverso proposte culturali e formative realizzate grazie al sostegno dei gruppi di lavoro e al contributo di tutti gli iscritti. E’ un impegno che parte da lontano, che pian piano ha creato fondamenta e struttura dell’Ordine professionale e per il quale il ringraziamento va ai presidenti e ai consiglieri che negli anni si sono susseguiti nonché ai colleghi che hanno partecipato alle attività dell’ente in questi primi 50 anni. «A tutti loro – dice il direttivo attuale – è dedicato questo intervento, perché il loro impegno e la loro passione sia per noi, presidente e consiglieri di oggi, un incentivo ad affrontare le trasformazioni che attendono la nostra professione».